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Malattie del fegato - Terapie naturali

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Malattie del fegato - Terapie naturali
by: Philip Rouchotas, MSc, ND

Bolton Naturopathic Clinic
64 King St W, Bolton, ON, L7E 1C7

info@boltonnaturopathic.ca



Malattie del fegato - Terapie naturali




Introduzione

Tra le malattie del fegato rientrano una serie di condizioni di salute diverse che vengono racchiuse nella medicina tradizionale nella branca dell'epatologia, la quale si occupa delle condizioni di salute relative al fegato, alla cistifellea e al pancreas. Nel corso degli ultimi anni si è verificato un aumento dell'uso di medicine complementari e alternative, specialmente terapie fitoterapiche, tra i pazienti affetti da patologie del fegato (1). Questa tendenza non sembra essere dovuta alle raccomandazioni dei medici o specialisti ai pazienti. Sono i pazienti stessi invece a cercare attivamente rimedi naturali per migliorare i sintomi o nella speranza di invertire i processi della malattia.

Di recente un'inchiesta ha mostrato che tra i pazienti affetti da malattie croniche del fegato quasi un terzo riferisce di utilizzare rimedi naturali, incluse vitamine e integratori alimentari (2). Sono state rilevate diverse caratteristiche che predicono l'uso della medicina complementare e alternative: istruzione e reddito familiare più alti, diagnosi di particolari condizioni di salute (come l'epatite C ad esempio) e una storia di precedente ospedalizzazione. Il desiderio dei pazienti con malattie epatiche è di utilizzare terapie sicure, ritenendo spesso che i rimedi naturali o fitoterapici non possano causare alcun danno. I rimedi naturali hanno nella maggior parte dei casi un eccellente profilo di sicurezza. Tuttavia, molti specialisti non hanno una preparazione adeguata riguardo all'utilizzo dei rimedi naturali e perciò raccomandano spesso ai pazienti di evitare approcci non farmaceutici per eccesso di prudenza per il caso in cui si verifichi un'interazione tra i farmaci e le erbe. Un approccio prudente consisterebbe nel discutere dell'uso di integratori con i pazienti e formulare raccomandazioni basate sull'evidenza disponibile, cosa che i medici naturopati fanno costantemente. Alcune delle malattie epatiche più comuni includono la steatosi epatica non alcolica (NAFLD, dall'ing. Non-Alcoholic Fatty Liver Disease ), l'epatite, la cirrosi e l'insufficienza epatica. Sono disponibili molti integratori naturali sostenuti da evidenze scientifiche, e anche numerose misure riguardanti la dieta e lo stile di vita che hanno mostrato benefici. Il presente articolo esaminerà alcune dei trattamenti basati sull'evidenza disponibili per queste condizioni .


Steatosi epatica non alcolica (NAFLD) Steatosi epatica non alcolica (NAFLD)

La NAFLD può variare da lieve a severa e può includere insulino-resistenza epatica e potenzialmente anche fibrosi e cirrosi. La NAFLD consiste essenzialmente in una manifestazione della sindrome metabolica a livello epatico. Questo significa che i problemi fisiologici che ne stanno alla base sono: infiammazione, sovraccarico di lipidi e stress ossidativo. Secondo una prospettiva basata sull'evidenza, un'opzione terapeutica è costituita dalla Colina. La colina è un costituente della fosfatidilcolina, un componente delle pareti e membrane cellulari. Essa è coinvolta nel metabolismo e trasporto dei grassi e del colesterolo. La colina facilita il metabolismo dei grassi e li trasporta lontano dal fegato (3). Anche alcune opzioni fitoterapiche hanno mostrato di apportare benefici nella NAFLD. In base a uno studio clinico su pazienti con steatosi epatica non alcolica, la Gynostemma pentaphyllum può ridurre i livelli sierici di trigliceridi. In base a un altro studio clinico con pazienti affetti dalla stessa patologia, la Gynostemma pentaphyllum può anche abbassare i livelli di ALT, ALP e AST (enzimi epatici). Nel trial il gruppo di trattamento ha visto significative riduzioni dell'IMC, dei livelli di AST, ALP e insulina e dell'indice di insulino-resistenza (4). Sono tutti risultati positivi. Anche il rabarbaro è stato oggetto di studio. La percentuale del rabarbaro (qualità Danning Pian) nel migliorare sintomi clinici, livelli sierici di ALT, lipidi nel sangue e fegato grasso si attestava rispettivamente sull'85,8%, 78,2%, 39,6% e 34,0% dopo 3 mesi di terapia. Eventi avversi lievi (15%) in generale comprendono diarrea, eruzioni cutanee e per alcuni un possibile innalzamento, da lieve a moderato, dei livelli sierici di ALT (5). Anche l'estratto di tè verde è stato studiato. L'estratto di tè verde inibisce l'assorbimento intestinale dei lipidi e può regolare l'accumulo di depositi di grasso nel fegato .[6]

Infine, gli acidi grassi Omega-3 possono ridurre l'accumulo di depositi di grasso a livello epatico, migliorare la sensibilità insulinica e ridurre i marcatori d’infiammazione (7). L'integrazione di acidi grassi Omega-3 sembra ridurre in maniera sicura la steatosi epatica determinata dall'alimentazione negli adulti. Gli Omega-3 possono essere impiegati sotto forma di DHA nei bambini e EPA negli adulti. Da una prospettiva legata all'alimentazione e allo stile di vita, il consumo di vino è associato a una ridotta prevalenza di sospetta NAFLD. Anche un basso apporto di carboidrati nella dieta sembra apportare benefici. I risultati indicano che i pazienti che adottano una dieta a basso contenuto di carboidrati bruciano più grassi in tutto l'organismo. Mantenere un peso corporeo normale ed evitare il consumo eccessivo di zuccheri semplici lipogenici sembrerebbe infatti efficace per la prevenzione della NAFLD e delle sue conseguenze metaboliche.[8]


Epatite Epatite

L'epatite è una condizione che si verifica in presenza di un'infiammazione delle cellule epatiche, di solito causata da infezioni virali (come l'epatite B o l'epatite C), ma può essere dovuta anche al consumo di alcol. Se la causa è l'alcol, i probiotici possono essere un buon trattamento. In uno studio la terapia con probiotici è stata associata a una significativa riduzione al termine del trattamento dei livelli di ALT, AST, GGT, lattato deidrogenasi e bilirubina totale. I probiotici hanno ripristinato la flora intestinale e hanno migliorato gli enzimi epatici in malattie del fegato indotte dall'alcol (9). Altre due erbe utili sono il Cordyceps sinensis e il Silybum marianum. I risultati mostrano che il Cordyceps può modulare la funzione immunitaria cellulare, inibire l'iperfunzione dell'immunità umorale e aumentare i livelli sierici del complemento in pazienti affetti da cirrosi post-epatica, correlati a un miglioramento della funzione epatica. Una dose di 4,5 g ha dimostrato di migliorare la funzione epatica in pazienti affetti da epatite B e cirrosi post-epatica (10). Per quanto riguarda invece il Silybum, uno studio ha mostrato che l'assunzione di 420 mg di silybum al giorno per un mese migliorava le transaminasi rispetto a un placebo .[11]

Anche intervenire sulla dieta può essere utile. Il consumo di carboidrati ha mostrato di avere un effetto protettivo sul rischio di cirrosi, mentre il consumo di grassi saturi (>40,4 g di acidi grassi al giorno) moltiplica significativamente il rischio associato al consumo di alcol (12). Le stesse erbe possono essere utili anche se la causa è invece l'epatite B. Uno studio randomizzato controllato su pazienti che soffrivano di fibrosi epatica ha mostrato gli effetti positivi su sottoclassi dei linfociti T (CD4, CD8), acido ialuronico e precollagene di tipo III dopo 3 mesi di trattamento con il cordyceps sinensis (13). Per quanto riguarda il Silybum, la mortalità associata a malattie epatiche è stata significativamente ridotta in tutti i trial clinici e l'uso non ha comportato alcun rischio di eventi avversi (14). Analogamente, i livelli di probiotici (Bifidobacterium) in 16 pazienti affetti da epatite B cronica, 16 pazienti affetti da cirrosi causata dal virus dell'epatite B, e 15 soggetti sani hanno mostrato che è più raro rilevare il Bifidobacterium longum nella cirrosi da HBV (15). Ciò significa che gli integratori possono svolgere una funzione protettiva.

Per quanto riguarda l'epatite C, esami in vitro hanno mostrato che la curcuma può inibire la replicazione del virus dell'epatite C. Anche gli antiossidanti e gli acidi grassi polinsaturi possono essere efficaci. Una recente rassegna Cochrane non ha riscontrato alcuna evidenza a sostegno o a confutazione degli integratori a base di antiossidanti. Tuttavia, un recente studio osservazionale che ha paragonato soggetti affetti da epatite C che rispondevano al trattamento standard con Interferone-α e ribavirina con coloro che non rispondevano ha scoperto che i primi avevano profili di antiossidanti e acidi grassi polinsaturi simili a quelli di soggetti sani, insieme a livelli più elevati di antiossidanti, acido eicosapentaenoico e arachidonico, ma livelli più bassi di acido stearico rispetto ai secondi .[17]


Cirrosi e insufficienza epatica Cirrosi e insufficienza epatica

La cirrosi è il risultato di una malattia epatica di lunga durata che implica la sostituzione dei tessuti normali con tessuti lesionati, con conseguente perdita della funzione epatica. Ci sono molte cause potenziali, tra le quali le condizioni che abbiamo già menzionato. Storicamente si è sempre consigliato ai pazienti affetti da cirrosi di consumare una dieta povera di proteine in moda da minimizzare la produzione di ammoniaca e altri aminoacidi tossici. Ricerche più recenti hanno invece dimostrato che gli effetti negativi della malnutrizione proteica superano i benefici di una dieta a basso contenuto di proteine. La correzione della malnutrizione proteica nei pazienti affetti da cirrosi può migliorare la funzione epatica generale e ridurre l'incidenza di complicazioni come l'encefalopatia, l'ascite e il diabete (18). Il fabbisogno proteico stimato per i pazienti cirrotici con malnutrizione proteica è di 1,8 g/kg di peso al giorno, e 1 g/kg per i pazienti cirrotici ben nutriti (18). Una terapia supplementare con evidenze a suo sostegno è la vitamina D. Si è valutato la carenza di vitamina D in 61 pazienti affetti da cirrosi (19). Su una percentuale totale del 72,1% con carenza severa o moderata di vitamina D, il 29,5% aveva una carenza severa D < 7 ng/ml [17.5 nmol/L] mentre il 42,6% aveva una carenza moderata 7-19 ng/ml [17.5-47.5 nmol/L]. I livelli sierici subnormali di 25(OH) D in pazienti affetti d cirrosi possono essere dovuti alla compromissione della 25-idrossilazione della vitamina D a livello epatico. La carenza di vitamina D può inoltre contribuire alla perdita ossea nei pazienti cirrotici .[19]

Un minerale che può essere somministrato a tali pazienti è lo zinco. Una dose di 45 mg di zinco tre volte al giorno per 2-3 mesi in pazienti con cirrosi avanzata, con livelli sierici basali di zinco da bassi a normali, ha dimostrato di migliorare significativamente la funzione epatica (per quanto riguarda ALT, ALP, capacità di eliminazione del galattosio, clearance dell'antipirina), lo stato nutrizionale (secrezione urinaria di creatinina nelle 24 ore, albumina, prealbumina, proteina legante il retinolo, fattori di crescita insulino-simili), e anche lo smaltimento del glucosio (20). Infine anche la L carnitina rientra tra gli integratori per la cirrosi con efficacia basata sull'evidenza. In uno studio, 31 pazienti cirrotici sono stati scelti in maniera casuale per ricevere 3 grammi di L-carnitina due volte al giorno per 4 settimane o per fungere da gruppo di controllo. I pazienti che hanno assunto la L-carnitina hanno avuto una riduzione del 46% della concentrazione sierica media di ammoniaca dopo 1 settimana e una riduzione del 70% dopo 4 settimane. I livelli sierici di ammoniaca erano completamente normali dopo 4 settimane in 14 dei 16 pazienti che hanno ricevuto la L-carnitina.[21]

Se si verifica un'insufficienza epatica, l'evidenza biochimica suggerisce spesso una carenza di tiamina nel primo insorgere della malattia, probabilmente come risultato di un apporto vitaminico inadeguato. Integratori a base di questa vitamina dovrebbero pertanto essere inclusi nella gestione di routine dei pazienti con insufficienza epatica acuta (22). Anche gli antiossidanti possono essere d'aiuto, poiché chi riceve un trapianto di fegato ha un maggior rischio di stress ossidativo dovuto alla preesistente insufficienza epatica, danno da riperfusione, danneggiamento funzionale dell'organo trapiantato, rigetti e immunosoppressione .[23]


Conclusioni Conclusioni

In conclusione, il messaggio che vogliamo dare è che sono disponibili molti integratori fitoterapici e alimentari per il trattamento delle malattie del fegato. Molti di questi sono basati su evidenza scientifica, ma bisogna comunque assumerli dopo che ne è stata garantita la sicurezza. Devono pertanto essere prescritti da un medico naturopata che si assicurerà che non ci siano interazioni pericolose e che può supervisionare la gestione del caso. Anche diversi approcci legati all'alimentazione e allo stile di vita che possono essere utili. L'esatta natura di ogni trattamento dipende dalla condizione che si vuole trattare e deve essere personalizzata per ogni paziente.