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Affrontare il desiderio di zucchero - Approcci naturopatici

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Affrontare il desiderio di zucchero
della Dott.ssa Laura Pipher, ND
Website: www.laurapipher.com
email: laura@laurapipher.com







Tackling Sugar Cravings
La storia dello zucchero

Storicamente, gli esseri umani hanno avuto accesso al fruttosio sotto forma di frutta, miele e alcune verdure e il consumo di questi alimenti ricchi di zucchero ha aumentato le probabilità di sopravvivenza, durante i periodi di scarsità di cibo, a causa delle ampie calorie fornite dallo zucchero.[1] Lo zucchero ha la possibilità di fissare il grasso; tuttavia, le forme ampiamente disponibili in natura contengono anche le fibre, che rallentano e limitano il suo assorbimento, consentendo che i livelli di zucchero nel sangue rimangano stabili, mentre si consumano queste calorie.[1] I centri umani del piacere e della ricompensa, siti nel cervello, attivano l'unità che innesca il comportamento di ricerca dello zucchero, quando i livelli di zucchero nel sangue sono troppo bassi; tuttavia, anche con l’attuale disponibilità continua di zucchero, i centri umani della ricompensa non si sono altrettanto evoluti, il che conduce al problema del consumo eccessivo.[1]

La voglia di zucchero Tackling Sugar Cravings

Una voglia è definita come "un forte e irresistibile desiderio di consumare una sostanza specifica" e può essere attivata da molti stimoli esterni, come la vista o l'odore di un alimento.[2] Una semplice molecola di zucchero contiene glucosio e fruttosio e le forme più comuni di zucchero includono il saccarosio, che è anche noto come lo zucchero da tavola, e lo sciroppo di mais, ad alto contenuto di fruttosio.[1] Le sensazioni dolci sono uno dei più intensi piaceri sensoriali che gli esseri umani possono sperimentare al giorno d’oggi e, dato che lo zucchero non è un carboidrato essenziale, la nostra ricerca di zucchero supera di molto le nostre necessità metaboliche.[1] Quando consumiamo dello zucchero, vi è un rilascio di oppioidi e dopamina nel cervello, portando a una sensazione di piacere e di ricompensa.[1] Una sensibilizzazione ai livelli di oppioidi e di dopamina innesca una necessità di assunzione sempre maggiore, in modo da ottenere lo stesso livello di ricompensa, così come una dipendenza dagli oppioidi e dalla dopamina, rilasciati in modo endogeno.[1] Con l'elevato rilascio di dopamina, i periodi tra l’assunzione di zucchero possono causare uno stato di carenza da dopamina.[1] Dopo diverse settimane o mesi di assunzione cronica di zucchero, questo stato di mancanza di dopamina, tra il consumo di zucchero, può portare all’astinenza, che si presenta sotto forma di sintomi simili al disturbo da defict dell’attenzione e iperattività, che includono iperattività, calo delle prestazioni, distrazione, deficit di attenzione e stati di depressione, tutti temporaneamente alleviati attraverso il consumo di zucchero.[1]

Lo zucchero è una droga? Tackling Sugar Cravings

In molti studi sperimentali sugli animali è stato determinato che le ricompense in cibo e droga sembrano agire su percorsi neurali simili.[3] È stato anche suggerito che gli zuccheri raffinati aggiunti possono generare un’abitudine, in modo simile a cocaina, nicotina, alcol, tabacco e caffeina.[1] La trasformazione degli zuccheri, che avviene nel mondo moderno, è in grado di imitare la trasformazione di una droga, con la canna da zucchero che viene frantumata, bollita per ottenere uno sciroppo, che viene agitato e privato di tutte le sue vitamine, dei minerali e della melassa.[1] Al fine che lo zucchero sia considerato una sostanza che crea dipendenza, negli esseri umani, deve essere in grado di indurre uno stato di astinenza; tuttavia, il valore di soglia, per il quale questa astinenza si verifica, e l’entità dello stato di astinenza che si genera, varia da persona a persona.[1] Lo zucchero e i carboidrati ad alto contenuto glicemico hanno anche un effetto sulla serotonina cerebrale, causando un picco dopo il consumo e portando a un esaurimento a lungo termine, che può avere impatti sull'umore.[1] Una diminuzione del glucosio nel sangue può anche indurre ulteriormente alla dipendenza da zucchero, il che può spiegare la sua connessione con depressione, ansia, disturbo bipolare e disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività.[1]

Nei ratti da laboratorio, lo zucchero ha generato abbuffate, voglie, tolleranza, astinenza e la inter-sensibilizzazione (aumentata risposta alle droghe), inter-tolleranza (tolleranza di altre droghe), inter-dipendenza (astinenza da soppressione dello zucchero generata da altre droghe) e ricompensa.[1] Gli animali che preferiscono la dolcezza hanno dimostrato di auto-somministrarsi cocaina con un tasso maggiore.[1] Inoltre, una volta che lo zucchero è introdotto nei ratti da laboratorio, che sono già assuefatti alla cocaina, essi passano quasi sempre al consumo di zucchero, quando la ricompensa derivante dallo zucchero supera quella della cocaina.[1]

Conseguenze sulla salute Tackling Sugar Cravings

Gli alimenti e le bevande zuccherate aumentano il rischio non solo di obesità, ma anche di avere un’elevata pressione sanguigna, resistenza all’insulina, steatosi epatica e dislipidemia; in particolare, è stato dimostrato che è il fruttosio a essere il principale responsabile.[4]Quando il consumo di fruttosio viene mantenuto basso, molto poco è convertito in grasso; tuttavia, un eccessivo consumo di fruttosio trasporta le scorte di grassi nel fegato, il che conduce alla steatosi epatica.[1]

La leptina è l'ormone rilasciato dal tessuto adiposo per guidare la sazietà, agendo sull'ipotalamo sito nel cervello per evitare dei consumi eccessivi.[4] Gli studi negli animali hanno rilevato che, quando la leptina è disattivata, essi non sono in grado di regolare l’assunzione di cibo, con conseguenti massicci risultati di obesità.[4] Il fruttosio ha mostrato di indurre la resistenza alla leptina, di ridurre la sensibilità all’insulina e di ridurre l’ossidazione dei grassi e il metabolismo energetico, attivando il processo che conduce alla conservazione del grasso.[4]

Il ruolo dello stress e degli ormoni Tackling Sugar Cravings

È stato dimostrato che lo stress innesca un aumento dell'appetito, l’assunzione di alcool e l’abuso di sostanze; tuttavia, gli effetti dello stress sul consumo alimentare sembrano essere diversi, negli uomini e nelle donne.[5] Le donne tendono a mangiare sano quando non si sentono stressate e tendono a consumare più zucchero e grassi saturi quando lo sono.[5] Queste voglie di dolci hanno anche mostrato di essere più comuni nelle donne che sono in sovrappeso e soffrono di sindrome premestruale o depressione e l’aumento di peso è stato associato con la resistenza alla leptina, portando a un circolo vizioso.[5] Dato che le donne e gli uomini hanno mostrato di avere diversi modelli alimentari, come risultato dello stress, è fondamentale valutare il ruolo che gli ormoni possono svolgere in tutto questo.

Durante il ciclo mestruale, l'ormone dominante nella fase follicolare è l’estradiolo e nella fase luteale è il progesterone. L’estradiolo ha dimostrato di ridurre l’assunzione di cibo e la tendenza alle abbuffate, aumentando la soglia di saccarosio nei ratti.[6] Allo stesso modo, le donne con basso estradiolo nella fase luteale hanno dimostrato di avere meno appetito, mentre dei più elevati livelli di estradiolo conducono a una maggiore assunzione di carboidrati e alle voglie di dolci.[6] È stato rilevato un rapporto inverso tra l’estradiolo e la leptina nella fase follicolare, il che significa che la maggiore quantità di estradiolo, nella fase follicolare, è stata associata con una minore sazietà, nelle donne.[6] La preferenza per i dolci era significativamente inferiore nella fase luteale, rispetto a quella follicolare, indicando che la maggiore circolazione di progesterone può servire come un meccanismo di protezione per le voglie di dolci.[6] La globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG) riduce la biodisponibilità degli estrogeni e aumenta, insieme all’estradiolo, durante tutto il ciclo mestruale.[6] Più elevati livelli di SHBG sono stati anche associati con maggiori voglie di dolci e di carboidrati raffinati.[6]

Esercizio fisico Tackling Sugar Cravings

Il regolare esercizio fisico è in grado di offrire una protezione contro tutte le cause mortalità, in quanto ha delle implicazioni dirette sulla pressione sanguigna alta, la sindrome metabolica, il diabete di tipo 2, il cancro della mammella, il cancro del colon, l’insufficienza cardiaca e la malattia cardiaca ischemica.[7] L'esercizio è un antidepressivo naturale e ha dimostrato di aumentare la resistenza allo sviluppo di depressione e ansia, inducendo l’attività del neurotrasmettitore e l’euforia.[7] Dodici settimane di esercizio aerobico, di moderata intensità, hanno mostrato di diminuire il desiderio di cibo e di aumentare la capacità di limitazione cognitiva, imputando all’esercizio l’abilità di rompere il circolo vizioso di voglie, in quanto compete con i centri di ricompensa nel cervello.[7][8]

Conclusioni

Quando si valutano i pazienti e si tenta di ridurre l’assunzione di zucchero, è importante considerare i diversi fattori che possono contribuire all'aumento della prevalenza di voglie, compresa la dieta e lo stile di vita, la genetica, i livelli di stress, l’attività dei neurotrasmettitori, la composizione del corpo e gli ormoni. Intraprendere un approccio olistico, attraverso un’alimentazione corretta, l’esercizio, la moderazione dello stress e il controllo ormonale, garantirà il futuro successo nel ridurre il consumo di zucchero, a lungo termine, e nel migliorare i risultati per la salute.