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Morbo di Parkinson - Approci Naturopatici

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Morbo di Parkinson

by: Berchman Wong BSc, ND

Adjust Your Health Clinic
5809 Macleod Tr SW, Suite 218
Calgary, AB T2H0J9

www.berchmanwong.com
info@adjustyourhealth.com



Parkinson’s Disease - Naturopathic Approaches




Presentazione

Il morbo di Parkinson è uno dei disturbi neurodegenerativi progressivi più comuni. Tipicamente ha inizio dopo i 50 anni, e colpisce circa l’1% degli individui sopra ai 60. Il rischio di sviluppare questa condizione è del 2% per gli uomini e dell’1.3% per le donne (1). Le persone affette dal morbo di Parkinson mostrano il caratteristico tremore a riposo, rigidità, instabilità posturale, assenza di espressioni facciali, e andatura parkinsoniana. Tuttavia, sintomi aspecifici si verificano già anni prima, con tasso variabile di progressione della malattia. Molti indicano a posteriori sintomi quali stipsi e diminuzione del senso del gusto e dell’olfatto come primi segnali in fase preclinica. Disturbi dell’umore e del sonno sono altri sintomi non motori che possono manifestarsi. I familiari possono poi notare segnali come una ridotta gamma di espressioni facciali e un affievolimento della voce. L’acinesia (mancanza di movimento) e la bradicinesia (lentezza del movimento) diventano infine più evidenti al progredire della malattia.

La causa alla base della malattia resta sconosciuta, ma il segno distintivo della sua progressione è la morte dei neuroni dopaminergici nel tronco cerebrale e la presenza di corpi di Lewy nei neuroni. A causa della grande varietà di sintomi tra le persone e il tasso di progressione, è probabile che sia la genetica sia l’esposizione ambientale siano parte dei suoi molteplici fattori di rischio. E’ stato riscontrato che la malattia di Parkinson è più diffusa in condizioni di maggiore esposizione a pesticidi e metalli pesanti (2,3). L’ipotesi di Braak, portata avanti dal patologo tedesco, Hideo Braak, ipotizza che la malattia ha origine nella parte inferiore del tronco encefalico e che soltanto più tardi con la sua progressione arriva ad interessare i neuroni dopaminergici della substantia nigra (4). Sembra che anche il complesso I mitocondriale presenti disfunzioni in questa malattia, permettendo la produzione di specie reattive dell’ossigeno che causano la morte delle cellule neuronali dopaminergiche (5). Sono state implicate anche predisposizioni genetiche alla malattia con la scoperta di geni associati a rare forme familiari di malattia (geni come alfa-sinucleina, parkina, DJ-1, PINK-1 e LRRK2) (6).

La diagnosi di morbo di Parkinson si basa su sintomi clinici, e spesso innanzitutto per esclusione di altre malattie neurodegenerative. Almeno due dei tre sintomi principali sono presenti (tremore a riposo, rigidità, e bradicinesia), e spesso la diagnosi viene confermata con farmaci sostitutivi della dopamina come la levodopa, un precursore della dopamina.


Exercise Esercizio fisico

Visto che la Malattia di Parkinson è caratterizzata da un graduale declino delle funzioni e coordinazioni motorie, l’esercizio fisico è una componente importante di promozione della salute generale per ritardare ed invertire il declino funzionale nei pazienti affetti da Parkinson. L’evidenza supporta il fatto che l’esercizio sia benefico per quanto riguarda il funzionamento fisico, la forza, l’equilibrio e la velocità di andatura (7). Se il farmaco è in grado di affrontare i sintomi motori nelle prime fasi della malattia, l’esercizio fisico è in grado di affrontare anche i sintomi non motori come i disturbi dell’umore e del sonno, migliorando la qualità della vita. Studi sugli animali suggeriscono che l’esercizio aerobico può anche essere neuroprotettivo, rallentando la progressione della malattia (8). L’esercizio può aiutare anche a ridurre l’ansia e la depressione (9). Diversi esercizi sono stati oggetto di studio, e sembra che la strategia migliore sia quella di scegliere un programma di esercizi che possa essere sostenuto in base alle preferenze personali che lo rendono più piacevole.

L’esercizio aerobico ha i vantaggi di migliorare i livelli di energia, migliorare l’umore e rallentare il progredire della malattia preservando e migliorando l’equilibro allo stesso tempo.

È stato dimostrato che il tai chi, antica arte marziale cinese, riduce il rischio di cadute nella popolazione più anziana non affetta da Parkinson (10). Anche se ci sono molti stili di tai chi, la sua enfasi su movimenti lenti e volutamente regolari, con particolare attenzione su un respiro profondo e rilassato, rende il qi, o flusso interno di energia, adatto ad essere utilizzato per scopi sanitari. Rapporti preliminari riguardanti gli effetti del tai chi sul Parkinson mostrano una certa efficacia nella prevenzione delle cadute (11), nell’equilibrio e nell’attività motoria (12). Le funzioni cognitive, come le capacità visuo-spaziali e l’attenzione, la memoria di lavoro, la velocità di elaborazione e il cambio di attività sono risultate migliorate in un uno studio (13). I benefici sulla salute del praticare esercizi fisici sicuri come quelli del tai chi promettono di avere un’efficacia nel favorire la salute globale. In maniera analoga, lo yoga, nella forma delle pratica fisica delle sue varie asana o posture della tradizione indiana, può ugualmente offrire grandi benefici alla salute aumentando la flessibilità, la forza e l’ equilibrio nei pazienti con la Parkinson, e garantisce potenzialmente benefici all’umore attraverso i suoi esercizi di respirazione e meditazione. In una scheda di un caso clinico si è concluso che incorporare lo yoga in un programma di terapia fisica per pazienti affetti da Parkinson ha accresciuto la forza dei muscoli e l’equilibrio dopo dodici settimane (14). Uno studio controllato randomizzato suggerisce che praticare yoga aumenta le funzioni motorie probabilmente come risultato del miglioramento di equilibrio, forza, postura e andatura (15).


Nutrition and Supplements Alimentazione e Integratori

Un grande studio prospettico condotto in Olanda ha scoperto che un elevato consumo di omega-3 derivati da acido alfa linolenico di natura vegetale era associato ad un ridotto rischio di morbo di Parkinson (16). Pertanto si suggerisce una dieta con alimenti ricchi di acidi grassi omega-3 come il salmone, le noci e altra frutta secca e semi, sia per prevenzione che trattamento della malattia. Per i pazienti in terapia con dopamina, una dieta a basso contenuto di proteine, che riduce l’assunzione di proteine a 0,75-0,8 g/kg di peso corporeo al giorno, permetterebbe a maggiori quantità di levodopa di ottenere accesso al cervello (17), tuttavia questo approccio deve essere adottato con cautela per assicurare che l’individuo soddisfi il fabbisogno nutrizionale adeguato. Dal momento che la disfunzione mitocondriale è risultata coinvolta nella malattia, la citidina difosfato colina (CDP), o citicolina, può avere proprietà neuroprotettive nella malattia di Parkinson, essendo coinvolta nella sintesi dei fosfolipidi, che a sua volta è importante per la produzione e la riparazione delle membrane mitocondriali (18). Studi hanno scoperto che l’integrazione di CDP-colina ha permesso una riduzione del 50% del dosaggio di levodopa con lo stesso controllo sui sintomi (19). La CDP-colina può rafforzare la terapia a base di levodopa decrementando la ricaptazione della dopamina nelle sinapsi, oltre ad attivare la produzione di dopamina (20). Quando si assume la CDP-colina, la dose di levodopa andrebbe ridotta, in quanto può peggiorare gli effetti collaterali della levodopa e aumentare la discinesia.

Il coenzima Q10 (CoQ10) è significativamente ridotto nei mitocondri dei pazienti con la Malattia di Parkinson (21). L’integrazione di CoQ10 può aiutare a ridurre la disfunzione cellulare ed è stato dimostrato che riduce la perdita di neuroni dopaminergici nei topi, preservando la capacità delle cellule di produrre dopamina. Negli esseri umani, si è rilevato essere benefico in alte dosi (23), fino a 1200mg al giorno in più dosi. Il consumo di caffeina è stato collegato alla riduzione del rischio della Malattia di Parkinson (24). Si è anche dimostrata utile nel facilitare la stabilizzazione della deambulazione nei pazienti con un consumo giornaliero di 100mg (25).I dati indicano che, oltre alla caffeina, anche il tè verde contiene molti altri composti, come l’antiossidante epigallocatechina gallato (EGCG), che possono essere utili nella Malattia di Parkinson come inibitori della morte cellulare e delle fibrille di alfa-sinucleina (26,27), proteine tossiche ripiegate in maniera anomala all’interno dei corpi di Lewy che costituiscono il segno patologico della malattia. La dose raccomandata di tè verde è di tre tazze al giorno.

Altri suggerimenti nutrizionali per i pazienti includono alimenti ad alto contenuto di fibre per alleviare la stipsi, e frutta e verdura per i loro antiossidanti. È stato dimostrato che pure l’aumento di assunzione di curcumina, un potente antiossidante che si trova nella spezia curcuma, mantiene il glutatione nelle cellule dopaminergiche in coltura (28). I livelli di glutatione sono ridotti nella substantia nigra delle persone con la malattia di Parkinson ai primi stadi (29), per cui mantenere sarebbe utile un buon livello di glutatione. È anche emerso in linee cellulari dopaminergiche in coltura che la curcumina protegge dalla morte cellulare (30) e che inoltre riduce l’alfa-sinucleina (31), entrambi effetti benefici nel ritardare la progressione della malattia.


Integrative Approach Approccio integrativo

La Malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo progressivo cronico del movimento i cui soli sintomi possono essere alleviati dai farmaci. La levodopa è spesso d’aiuto nelle fasi iniziali della malattia per gestire i sintomi. Tuttavia, essa perde efficacia col progredire della malattia perché non in grado di fermare la morte dei neuroni dopaminergici. La sfida principale nello sviluppo di terapie neuroprotettive è dovuta alla limitata comprensione dei processi della malattia che portano alla morte dei neuroni dopaminergici. Tuttavia, ci sono prove che suggeriscono che integratori delle sostanze nutritive brevemente presentate possono svolgere da agenti neuroprotettivi e terapeutici, rafforzando il funzionamento delle cellule e ritardando il progredire della malattia. Inoltre, l’esercizio fisico, in ogni sua forma, apporta benefici alla salute preservando la mobilità fisica, la stabilità e la forza e allo stesso tempo aumentando il benessere mentale ed emotivo nei pazienti affetti da Parkinson. La depressione è comune nella malattia di Parkinson, ed è importante che i medici individuino i disturbi dell’umore poiché i sintomi psichiatrici possono diminuire la qualità della vita al pari dei sintomi motori. Terapie mente-corpo come lo yoga, qi gong e tai chi sono ottime candidate da considerare in un approccio integrativo.

Quando si inizia un programma di cura a base di integratori, bisogna assicurarsi sempre che gli integratori e i farmaci vengano usati in sicurezza. Un’importante interazione farmaco-nutriente da monitorare riguarda la piridossina (Vitamina B6), che dovrebbe essere evitata nei pazienti che assumono carbidopa/levodopa, poiché può diminuire l’efficacia dei medicinali aumentando la conversione periferica della levodopa in dopamina prima di attraversare la barriera ematoencefalica. Come in altre malattie degenerative croniche, la causa della Malattia di Parkinson è multifattoriale, da predisposizioni genetiche a esposizione a sostanze tossiche, e l’equilibrio di questi fattori determinerà se un individuo svilupperà la malattia. Anche se è difficile identificare una singola causa della malattia, è possibile ridurre il rischio osservando una dieta ricca di antiossidanti e acidi grassi omega-3, impegnandosi in un regolare esercizio fisico aerobico, e riducendo l’esposizione a pesticidi e metalli pesanti.