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Artrite reumatoide

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Artrite reumatoide
Prospettive in Naturopatia

del Dott. Evan McCarvill, ND
PO Box 3343
Melfort, Saskatchewan, S0E1A0






Rheumatoid Arthritis

Una condizione cronica abbastanza comune che affligge la popolazione è l'artrite reumatoide (AR); una forma di infiammazione cronica delle articolazioni che può avere un forte impatto sulla qualità della vita. La causa esatta dell'artrite reumatoide è sconosciuta, ma ha una significativa componente autoimmune. Questa è la ragione per cui differisce nettamente dall'osteoartrosi che è molto più comune ed è più una forma di "artrite" da logoramento, che deriva dall'uso meccanico delle articolazioni nell'arco di una vita lunga e attiva. L'artrite reumatoide non solo colpisce le articolazioni, ma si presenta anche con dei sintomi infiammatori sistemici.

Prevalenza

In media, circa 5 adulti su 1000 hanno a che fare con l'artrite reumatoide, con un'età prevalente che si aggira intorno ai 35-45 anni. È molto più comune nelle donne, con un rapporto di 3 a 1. Tuttavia, dopo i 50 anni, la differenza tra i due sessi è meno pronunciata. In genere, la malattia progredisce più rapidamente durante i primi sei anni e l'80% dei pazienti svilupperà alcune anomalie articolari permanenti entro 10 anni.

Rheumatoid Arthritis Sintomi

L'esordio è solitamente graduale e insidioso e i sintomi sistemici sono spesso i primi a comparire e si verificano settimane prima della diagnosi. Questi possono includere affaticamento pomeridiano e malessere, perdita di appetito, sudorazione, debolezza generalizzata e febbre bassa. Si tratta quindi di sintomi simili a quelli influenzali, che potrebbero essere persino scambiati per una semplice influenza.

Ci può anche essere un inizio acuto dell'AR, derivante da un qualche tipo di stress, come una lesione traumatica o un intervento chirurgico. Non è del tutto chiaro il motivo, ma tali individui possono essere molto più predisposti allo sviluppo dell'AR.

Rheumatoid Arthritis

Nelle articolazioni colpite, la membrana sinoviale che riveste lo spazio articolare si infiamma e si ispessisce. Le cellule sinoviali iniziano a produrre enzimi (collagenasi, stromelisina) e fattori infiammatori che contribuiscono alla progressiva distruzione della cartilagine. Quando l'osso sottostante viene colpito, si sviluppano delle aderenze e l'articolazione perde ulteriore mobilità.

Le articolazioni sono tipicamente influenzate simmetricamente in tutto il corpo, principalmente a livello delle mani e dei piedi, con arrossamento, calore, gonfiore e limitazione del movimento. Il gonfiore articolare è morbido e spugnoso, al contrario dell'osteoartrosi, che presenta un gonfiore più ridotto. Si presenta inoltre una rigidità articolare che si verifica durante il risveglio al mattino e che dura più di 60 minuti, ma che può verificarsi anche dopo un periodo prolungato di inattività.

Rheumatoid Arthritis Trattamenti convenzionali

Uno dei trattamenti standard più comuni per il dolore articolare correlato all'AR sono i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l'ibuprofene e il diclofenac. Spesso occorrono circa due settimane affinché questi farmaci siano efficaci, pertanto le dosi non dovrebbero mai essere aumentate, incrementandone la frequenza. I FANS funzionano sopprimendo gli enzimi della ciclossigenasi che lavorano per produrre alcune prostaglandine, che sono dei segnali cellulari che promuovono l'infiammazione. I potenziali effetti collaterali derivanti dall'uso di FANS a lungo termine o ad alte dosi possono essere ulcera peptica, emorragia gastrointestinale, cefalea, confusione, peggioramento della ipertensione e irritazione renale.

Un altro trattamento standard comunemente usato sono i farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD). Questi farmaci sembrano rallentare la progressione dell'artrite reumatoide. Circa due terzi dei pazienti presentano un miglioramento complessivo attraverso l'uso di questi farmaci, ma la risoluzione completa è rara. Essi forniscono anche un piccolo beneficio legato all'alleviamento del dolore e quindi sono spesso usati in combinazione con i FANS.

I corticosteroidi sono probabilmente i farmaci antinfiammatori più gravi. Funzionano molto rapidamente e sembrano rallentare l'erosione ossea, ma non prevengono la distruzione articolare e il loro beneficio tende a diminuire nel tempo. Inoltre, è possibile che si verifichi una grave ricaduta infiammatoria, se i farmaci vengono sospesi troppo rapidamente. A causa dei loro effetti collaterali a lungo termine, le iniezioni di steroidi nelle articolazioni colpite sono limitate a quattro dosi all'anno. Gli effetti collaterali a lungo termine includono aumento di peso, scarsa funzione immunitaria, assottigliamento della pelle che diventa più soggetta a lesioni e indebolimento delle ossa, comportando la possibilità di sviluppare all'osteoporosi.

Stile di vita e trattamenti naturali

Le terapie mente-corpo possono essere molto utili per gestire lo stress. Quando si è sotto stress, la propria percezione del dolore sarà più alta e pertanto i sintomi sembreranno peggiori. Dei livelli cronicamente elevati di cortisolo, ovvero l'ormone dello stress, renderanno l'individuo più suscettibile a contrarre malattie. Impegnarsi in divertenti hobby, esercizi di respirazione, visualizzazioni positive ed esercizi come yoga e tai chi può rivelarsi un'ottima strategia per la gestione dello stress.

Una dei principali erbe medicinali che possono essere utili per le condizioni infiammatorie come l'AR è la curcumina. La curcumina è un derivato della curcuma, una spezia comunemente usata nella cucina indiana. È il composto che dà alla curcuma il suo colore giallo. È stato dimostrato in numerosi studi che la curcumina ha effetti antinfiammatori significativi.

In uno studio pilota condotto nel 2012[1], 45 pazienti con AR attiva sono stati randomizzati in uno tra tre gruppi: uno riceveva 500 mg di curcumina al giorno, uno 50 mg di diclofenac sodico al giorno (un tipico FANS somministrato per l'AR) e uno riceveva entrambi i farmaci. Dopo otto settimane, tutti e tre i gruppi hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo di vari marcatori ematici dell'infiammazione. Sebbene tra i vari gruppi non vi fosse alcuna differenza statisticamente significativa nel miglioramento, vi era una chiara tendenza che mostrava che la curcumina era superiore al diclofenac nella sua attività antinfiammatoria. In effetti, la curcumina era un po' meno efficace nel gruppo in cui era combinata con diclofenac, anche se la dose era la stessa. Il diclofenac ha anche mostrato degli effetti collaterali avversi, come prurito e gonfiore intorno agli occhi e l'oscuramento della vista, che non sono stati osservati nel gruppo cui veniva somministrata la curcumina.

Rheumatoid Arthritis

Quindi, in questo studio, non solo la curcumina da sola ha dimostrato di essere equivalente al trattamento standard, ma è stato anche dimostrato che probabilmente rappresenta la scelta di trattamento migliore.

L'importanza degli antiossidanti

Quando un tessuto è infiammato è più metabolicamente attivo e quindi c'è una maggiore produzione di molecole di ossigeno a radicali liberi, che possono danneggiare le cellule e contribuire alla distruzione articolare. Gli studi sui fluidi sinoviali [2] e sui componenti fluidi [3] mostrano delle prove della produzione di specie di ossigeno a radicali liberi.

Sebbene l'evidenza clinica diretta sia limitata, è ragionevole aspettarsi che l'integrazione antiossidante possa avere un effetto protettivo contro l'AR. Gli antiossidanti sono molecole con un quantitativo maggiore di elettroni nelle loro strutture, che possono donare alle molecole di ossigeno dei radicali liberi, in modo da estinguerli e neutralizzarli. La superossido dismutasi è un enzima che funge da eccellente antiossidante e le fonti alimentari possono essere ad esempio l'erba d'orzo, i broccoli, i cavoletti di Bruxelles, il cavolo e il melone. Pertanto, questi sono tutti alimenti da incoraggiare nella dieta.

Sebbene l'integrazione di antiossidanti possa essere utile in alcuni casi, generalmente è meglio ricavare il proprio beneficio antiossidante direttamente dalla propria dieta, seguendo questi consigli.

Dieta dominata dalla verdura

Questo mi porta al tema della terapia basata sull'alimentazione. Alcune prove suggeriscono che una dieta vegetariana possa migliorare i sintomi dell'AR.

Uno studio di 13 mesi ha esaminato 27 soggetti che hanno seguito una dieta vegetariana, insieme a 26 controlli abbinati che hanno invece seguito la loro normale dieta. Dopo un mese, i soggetti del trattamento hanno mostrato dei miglioramenti significativi nelle misurazioni di rigidità mattutina, forza di presa, ESR, CRP, conta piastrinica e fattore reumatoide. Questi benefici sono stati mantenuti fino alla fine dello studio.[4][5]

Quattro di questi studi sulle diete vegetariane sono stati sottoposti a una revisione sistematica, il che significa che tutti i dati sono stati analizzati collettivamente per misurare il relativo peso complessivo.[6] La conclusione è stata che seguendo una dieta vegetariana può esserci un beneficio clinicamente significativo a lungo termine per combattere l'AR.

Allergia alimentare / Meccanismo di sensibilità

Come discusso nel mio precedente articolo, le persone possono sperimentare reazioni infiammatorie sistemiche, a causa di sensibilità alimentari nascoste mediate dall'anticorpo IgG. Non è chiaro se l'AR sia "causata" da tali reazioni agli alimenti, ma essi possono giocare un ruolo nel peggioramento o nel perpetuare i sintomi.

L'anticorpo IgG è normalmente coinvolto nella reazione del corpo agli organismi infettivi, come virus e batteri, e la reazione immunitaria che scatena non è rapida o acuta come la classica allergia alimentare. Potrebbero passare ore o anche fino a un paio di giorni dopo aver mangiato l'alimento incriminato, prima che si manifestino i sintomi di reazione, rendendolo difficile da identificare. Vi è anche una serie di sintomi che possono verificarsi, quali infiammazione della pelle, come eczema o acne, malessere generale, affaticamento, mal di testa o dolori articolari persistenti.

Ora, se il rivestimento intestinale si infiamma a causa dell'esposizione a un cibo "allergenico", ciò può effettivamente compromettere le proteine che legano insieme le cellule del rivestimento (enterociti) e creare lacune nel rivestimento intestinale, attraverso cui i prodotti di scarto, i batteri o le proteine e le particelle di cibo non completamente digerite possono penetrare impropriamente nel sangue. Questo fenomeno è comunemente noto come "sindrome di permeabilità intestinale". Il corpo quindi genera una risposta infiammatoria a questi fattori nel sangue, che può contribuire a malattie infiammatorie croniche come l'AR.

Quarantuno pazienti con allergia alimentare nota o sospetta o sensibilità alimentare sono stati sottoposti all'analisi dell'integrità del loro rivestimento intestinale, mentre seguivano una dieta libera da restrizioni.[7] La permeabilità intestinale è stata valutata con il test del lattulosio/mannitolo. Rispetto ai soggetti di controllo senza sensibilità al cibo, nei soggetti con allergie/sensibilità alimentari c'è stato un aumento significativo della permeabilità intestinale misurata (p = 0,003).

Meccanismo della flora intestinale alterato

Un altro meccanismo attraverso il quale la dieta può avere un impatto sull'integrità intestinale, e quindi sulla malattia cronica, è dato dalla salute e dalla varietà dei batteri simbionti che vivono nel nostro intestino. Nel corpo, ci sono dieci volte più cellule batteriche rispetto a quelle umane e questi batteri sono essenziali per la nostra biologia. La lieve stimolazione che questi batteri forniscono al nostro tessuto linfoide associato alla mucosa (MALT) aiuta i nostri corpi a mantenere un sistema immunitario competente, che reagirà correttamente alle minacce reali e costruirà una tolleranza verso ciò che non rappresenta una minaccia.

Quarantatré pazienti adulti con AR cronica sono stati randomizzati all'interno di gruppi sperimentali, dove un gruppo seguiva una dieta vegana composta da cibi crudi e fermentati, ricca di lattobacilli (cibo preconfezionato fornito), mentre quello di controllo continuava la propria dieta regolare onnivora. [8]

Dopo un mese, il 27,8% dei pazienti nel gruppo che seguiva la dieta vegana e nessuno membro del gruppo di controllo ha mostrato un miglioramento superiore al 20% nella scala del dolore, nel numero di articolazioni dolenti, nel numero di articolazioni gonfie e nell'ESR (un marker dell'infiammazione del sangue ).

La cromatografia gas-liquido è stata utilizzata per analizzare la composizione complessiva della flora intestinale in questi pazienti prima e dopo il trattamento. I profili batterici, prima e dopo, differivano significativamente all'interno del gruppo di test (p = 0,001), mentre il gruppo di controllo che seguiva una dieta regolare non ha mostrato dei cambiamenti significativi. Inoltre, i profili confrontati tra i gruppi di test e di controllo differivano significativamente dopo un mese (p = 0,001).

Ciò significa che la dieta vegana a base di alimenti non cotti ha prodotto un significativo spostamento osservabile nella composizione della flora fecale, all'interno dei responder HI del gruppo di test, e che questo spostamento è stato associato a un miglioramento clinico dell'attività della malattia.

Ciò suggerisce che esiste una relazione tra i microbi gastrointestinali, le risposte immunitarie della mucosa e del sistema e lo sviluppo dell'artrite. Naturalmente, sappiamo che l'AR comporta un disordine dell'attività immunitaria, in una certa misura, portando a un attacco autoimmune su cellule sinoviali.

Probiotici

Detto ciò, è ragionevole supporre che la terapia probiotica, finalizzata alla normalizzazione della microflora intestinale, possa aiutare a mantenere la corretta funzione gastrointestinale e del sistema immunitario, riducendo quindi la risposta infiammatoria anormale osservata nell'artrite reumatoide.

In uno studio australiano condotto nel 2010, [9] 45 uomini e donne con AR sono stati randomizzati per ricevere una capsula al giorno di un probiotico contenente 2 miliardi di CFU di Bacillus coagulans o un placebo, per 60 giorni. Non è stata apportata alcuna modifica al trattamento standard per nessuno di questi pazienti. La terapia probiotica è stata testata per il suo beneficio in aggiunta alla terapia farmacologica standard.

Dopo 60 giorni, rispetto al placebo, il gruppo probiotico ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo nella scala del dolore (p = 0,046), un miglioramento significativo borderline nel punteggio di valutazione del dolore del paziente (p = 0,052) e un miglioramento marginalmente significativo nella capacità di percorrere due miglia (p = 0,072)

Gli autori hanno concluso che i batteri probiotici produttori di acido lattico, come ad esempio il Bacillus coagulans, possono essere considerati una terapia aggiuntiva sicura ed efficace per il sollievo dei sintomi dell'artrite reumatoide.

In un altro studio più recente, condotto nel 2014, [10] 30 pazienti di sesso femminile con AR accertata da più di un anno sono state assegnate in modo casuale a ricevere un placebo o una capsula probiotica contenente 100 milioni di CFU di Lactobacillus casei per otto settimane. Dopo otto settimane, è stato osservato un miglioramento significativo, rispetto al placebo, nelle misurazioni di proteina C reattiva (hs CRP), nei conteggi di articolazioni dolenti e gonfie, nel punteggio relativo alla salute generale e all'attività della malattia (DAS28) (p <0,05). Gli autori hanno concluso che l'integrazione probiotica può essere una terapia aggiuntiva appropriata per i pazienti con AR.

Acidi grassi

Gli acidi grassi sono essenziali per i produrre segnali cellulari che controllano e regolano il processo infiammatorio del corpo. Alcuni di questi segnali cellulari sono molecole chiamate eicosanoidi, che sono prodotte dagli acidi grassi essenziali che otteniamo con la nostra dieta.

Per prima cosa, ci sono gli acidi grassi omega 6, che producono eicosanoidi omega 6, che tendono a essere proinfiammatori nel corpo (prostaglandina E2, trombossano A2 e leucotriene B4). Essi provocano la vasodilatazione, l'aumento della permeabilità vascolare, l'aumento della sensibilità al dolore, calore, arrossamento e perdita di funzionalità.[11]

Rheumatoid Arthritis

Poi ci sono gli eicosanoidi omega 3, che sono prodotti dagli acidi grassi omega 3 provenienti dalla nostra dieta (PGE3, TXA3, LTB5). Queste molecole sono esattamente le stesse dei loro cugini omega 6, ma poiché il doppio legame nella loro struttura è posizionato diversamente, si legano meno prontamente ai loro siti recettori sulle superfici cellulari e pertanto costituiscono dei segnali infiammatori più deboli.[10] Questi sono dunque dei tipi di segnali che vanno promossi nel corpo, perché sebbene competano con il loro cugini omega 6 per legarsi ai siti recettori, l'effetto infiammatorio è ridotto.

In uno studio randomizzato, controllato-placebo, del 2000,[12] 50 pazienti con artrite reumatoide sono stati randomizzati per ricevere 3-6 capsule al giorno (40 mg/kg) di un integratore a base di olio di pesce (omega 3 al 60%) o olio d'oliva come placebo. L'analisi di nove variabili cliniche ha mostrato che c'era una differenza significativa (p < 0,02) a favore dell'olio di pesce rispetto al placebo. Gli autori hanno concluso che l'aumento di assunzione di olio di pesce (omega 3) ha portato a dei miglioramenti sostanziali dello stato clinico dei pazienti con AR.

Gli studi condotti sulle manifestazioni cliniche dell'AR hanno dimostrato collettivamente che l'integrazione di olio di pesce, che eroga 2,6 g o più al giorno di acidi grassi a catena lunga, riduce i sintomi dell'AR dopo un periodo di latenza di circa 12 settimane. Quindi, si ottiene molto più di un semplice beneficio a lungo termine, ma è necessario assumerli costantemente per circa tre mesi, prima che tale beneficio si manifesti.

È quindi possibile incoraggiare la produzione di questi eicosanoidi omega 3 assicurando un'abbondanza di acidi grassi omega 3 nella dieta, sotto forma di olio d'oliva, olio di lino e olio di pesce.

Conclusioni

Si spera che questa discussione sull'AR sia stata interessante e istruttiva e che possiate usare queste informazioni per aiutare voi stessi o qualcuno nella vostra vita che è afflitto da questa condizione.